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Martedė 26 Maggio 2015
Bobby Joe Long's Friendship Party

INTERVISTA A HENRY BOWERS.

 

Avvertenze al lettore:

 

23 Maggio 2015, nuvole cariche di pioggia e Roma Est. Il PassOver è un laboratorio artistico di Roma Est. Nel corso del tempo ha ospitato diversi artisti e diversi eventi. Il PassOver è un altrove che esiste solo per la passione e la ferma presenza di chi lo anima. Si autofinanzia sempre. 03:33 è una conseguenza diretta del PassOver. Ore 19.00, si anima PAINTINGS VIDEO INSTALLAZIONI FOCARACCI, evento che presenta il primo EP dei  BOBBY JOE LONG’S FRIENDSHIP PARTY.  Se Fossimo stati a New York negli anni ’70, sarebbe stata The Factory con David Bowie. Ma siamo a Roma Est, 23 maggio 2015.  Ci sarebbero tante cose da dire e citare tutte le anime e gli artisti che hanno dato vita e danno vita a questo, ognuno con le sue peculiarità.  La mia però vuole essere una scintilla, che sprona il lettore a curiosare. Un assaggio che apre la mente. Mi ero preparato un discorso con infiniti dettagli, ma non voglio distrarvi dalle parole di Henry Bowers, che ho intervistato per voi. Una delle anime di questo fantastico Laboratorio e immagine dei  BOBBY JOE LONG’S FRIENDSHIP PARTY.

 

 

 

Come nascono i BJLFP?

 

I Bobby Joe Long’s Friendship Party sono un "compendio musicale" di 03:33. Tutti i loro testi rimandano a tutti gli elementi del microcosmo 03:33. Non erano preventivati, ma d’altronde nulla di quello che 03:33 propone è preventivato. Una cosa è importante e va sottolineata: i Bobby Joe Long’s Friendship Party non si pongono come gruppo musicale perché non fanno musica. Si limitano a comunicare, a veicolare i messaggi di 03:33 in una forma differente e più fruibile. Vanno intesi come fossero 18 mesi di attività 03:33 con tanto di paintings e installazioni su supporto digitale. Ma visto che ’sta cosa sona assurda vada pe’ band occulta dramasynthcoattowave.

 

Quanti elementi sono coinvolti e in quanto tempo avete fatto tutto?

 

Allo stato attuale siamo in cinque. Non svelo nulla degli altri componenti tranne che tre formano un’altra band da diverso tempo e che il regista dei video dei Bobby Joe Long’s Friendship Party è anche un sapiente chitarrista che quando tu gli dici "voglio ’na cosa post-punk, un giro de chitara come se deve", lui te l’ha già trovato e tu gli dai una pacca sulla spalla come la si da a quelli che dovrebbero stare a suonare da tutt’altra parte, in tutt’altra situazione e invece si ritrovano con te a Roma Est a maledire e millantare, e tu non ti capaciti di come mai le cose girano così strane. Detto questo l’EP è stato realizzato tra il mese di febbraio ed il mese di aprile, nel quale ci siamo ritrovati quattro sole volte per circa tre ore e abbiamo ricavato quattro tracce. Poi ce sarà stato un lavoro di postproduzione ma io non ci capisco nulla de ’ste cose. Il vantaggio di avere attorno gente che sa suonare è che tu c’hai la tua idea della traccia, ma loro la rendono possibile migliorandola, e di parecchio. Se semo divertiti insomma.

 

 

03:33 a chi non sa cosa sia come lo spiegheresti?

 

03:33 è una esigenza. È come quando stai alle elementari, alla lavagna, e sbagli il Pi greco. Fai un’altra cosa invece che il Pi greco. E allora il maestro si prende una libertà che va oltre il suo ruolo di tutore apostrofandoti come non va fatto. E tu gli tiri il cancellino fregandotene delle conseguenze. È come quando sei insofferente e allora ti pettini i capelli all’indietro, vai in un locale, bevi margarita e parli con una tizia dopo aver ballato. Te ne freghi se il giorno dopo c’hai il mal di testa e una donna che pretende qualcosa di più che una notte di bagordi oppure magari sei andato in bianco e allora c’hai solo il mal di testa. Il punto è che dovevi uscire e lasciarti assorbire da una dimensione irreale altrimenti diventavi pazzo. Questo è 03:33. Ma se vogliamo entrare più nello specifico è un microcosmo dove il linguaggio, la forma, hanno una discutibile unicità che trae spunto dalla commistione dei più disparati elementi che ci capitano tra le mani. Il tutto dominato da quel limbo circondariale che altro non è che Roma Est. Faccio un esempio così rendo più l’idea: vortice de totip era una mia espressione con cui definivo un brutto stallo esistenziale che poi è diventato un painting per la mostra Maledici et Millanta e che poi è diventata una canzone. Oppure la canzone stessa Maledici et Millanta può rendere l’idea. Il testo è parte del concept della mostra stessa con la motteggiata finale "davanti alimentaria st3 co’ peroni e fanta" perché me so’ ritrovato per motivi che non sto qui a spiegarti, a festeggiare il mio compleanno davanti ad alimentaria st3, alle due de notte, con un amico e solo Peroni e Fanta. Poi potrei fare anche un po’ l’intellettuale e dire cose tipo la società odierna è intrisa di perbenismo e delirio e recepisce malvagità dappertutto che neanche la più retrograda società medievale col pentacolo...e 03:33 si palesa anche per questo motivo, per cercare di ovviare a tutto ciò. Ma non sarebbe vero, perché non c’ho la sciarpa rossa al collo come Oliver Stone e me ne frego dell’impegno nelle arti, e sopratutto perché 03:33 non ha obiettivi. Nessun obiettivo, se non quello di palesarsi quando il tempo lo richiede. Ma ogni mostra potrebbe essere l’ultima. Perché la vita non è un sogno esotico sulle note di Private Lives degli Ultravox, ma è la negletta Roma Est. E non sai mai come ti piglia.

 

La fermata della metro Quintiliani che nesso ha con tutto questo?

 

Quintiliani è quella fermata della metro b di Roma che nessuno ci sale e nessuno ci scende. Per anni la metro non ci sostava. Era una fermata fantasma. Adesso che ci penso non sono mai stato a Quintiliani. È il grande mistero di Roma Est. Roba da Voyager. Mi verebbe voglia di mettere su un gruppo e chiamarlo i Frankie Goes To Quintiliani.

 

 

Nel futuro dei Bobby Joe Long’s Friendship Party?

 

Futuro è una parola che non ci appartiene. Quando sento futuro mi viene in mente qualcosa di morto sotto un materasso. Che parola grossa che è "futuro". Quasi invidio chi la pronunzia a cuor leggero. Spero comunque  seguirà qualcos’altro all’EP. Ma anche qui vale il discorso pe’ 03:33: non sai mai come ti piglia. Però confido che mi piacerebbe fare altre tracce. Che dire?
Vediamo come ci piglia.






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