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Ti ho riconosciuto, in una stanza: cassetti e armadi colmi di musicassette e compact disc. Le casse a volume massimo. Pistole e rose. Bussando alle porte del paradiso. Quelle mani sono pugni che lottano per tradurre sventura in ventura. Un combattente.
Chilometri a piedi, voce che raggiunge alte vette e si converte in fiati: clarinetto e sax.
Musica, lotta, vita, strada condivisa in provincia come a Testaccio. Strade che hai solcato marciando in divisa, suonando, sempre a ritmo.
Fino in Puglia, dove domandavano: “ La suonate ancora: Libera prigioniera?”
E fiero di te, quella sera, che mantenendo il controllo, i pugni li hai riservati al muro: unico degno avversario, in quella situazione.
E ancora strada insieme, in inverno, nella terra di Dante, l’anno in cui lasciai Bologna. Ed eri con me, nella neve, bussando alle porte del paradiso.
Ed eri con me, davanti bevande calde, quando i luoghi aperti mi erano diventati stretti e soffocavo le mie paure, bussando alle porte del paradiso.
Abbiamo sempre pagato tutte le nostre scelte, rivendicate a testa alta. Noi, autori della nostra vita, non abbiamo mai rimosso. Con coraggio esploriamo il mondo.
E poi il tuo riscatto, ora il mio riscatto: siamo fianco a fianco, bussando alle porte del paradiso.