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Martedì 9 Settembre 2014
Al Pubblico Nemico: Tastiere
  • IL TASTIERISTA CLASSICO: non è un tastierista. Costretto fin dall’età fetale (sarebbe comunque diventato il nuovo Mozart per volere dei genitori) a rinunciare a qualsiasi divertimento o contatto sociale, il tastierista classico è incattivito dal non potere neanche praticare una sana automasturbazione senza aver prima terminato le Suites inglesi di Bach e l’esercizio 132 del Bona. Gli anni e anni e anni spesi come “Gobbo della sordina” trasformano l’essere umano in un razzista armonico. La sua è una guerra classica: solo la musica classica è musica (e nient’altro, per carità – Figaro docet). Il soggetto pallido e ceruleo si rifiuta sistematicamente di posare le sue preziosissime dita sopra giocattoli elettronici da pervertiti quali sono le tastiere. Non prende neanche in considerazione certi beceri suoni infernali (Pad, Synth, Archi, Hammond). Lui è sempre alla ricerca di scale e controscale per far valere i suoi coglioni e controcoglioni grandi almeno come quelli esplosi del pubblico che ascolta.
    Destino preconizzato: direttore d’orchestra; insegnante al conservatorio; marito mantenuto di una cantante lirica.
    Antidoto: Tre frasi. «Berio fa schifo, viva Allevi!»; «Scopare no eh?»; «A Venditti lo porti tu, sulla spalla, un pianoforte a coda?».

  • IL TASTIERISTA DA PIANOBAR: nel pianobar si è soli (allora lì sì che dimostri quanto vali); nel pianobar non si può sbagliare; nel piano bar si deve far divertire ed avere un repertorio importante e onnisciente. La perfezione è un misto di basi registrate applicata al playback. Come sbagliare?
    Destino preconizzato: nel peggiore dei casi diventa un seguace di San Fiorello. Nel migliore dei casi diventa l’idolo dei matrimoni all’italiana.
    Antidoto: trascinate ai suoi concerti un tastierista classico (e vi libererete di entrambi in un colpo solo).

  • IL TASTIERISTA ROCK: l’importante è picchiare sui tasti. Non importa se si romperanno, e infatti il tastierista rock è tipico nello stringere amicizia con chi ripara le tastiere. Studia classica inizialmente, poi blues, forse jazz… Alla fine dimentica tutto e spacca, oltre i tasti, i timpani suoi e dei suoi colleghi di band con volumi sul palco che sarebbero capaci di pettinare Einstein come Lex Luthor. Non a caso l’acerrimo nemico del tastierista rock è il chitarrista solista: una gara di volumi e di esibizionismo.
    Destino preconizzato: Giacomo Parretti (la consulenza di un tastierista rock si paga).
    Antidoto: osannatelo schifando il cantante e il chitarrista. Vi sarà così grato da offrirvi da bere e non menarvela.

  • IL TASTIERISTA METAL: voci autorevoli sostengono che il tastierista metal nasca attraverso studi classici. Le voci autorevoli sono voci di altri tastieristi giacché un tastierista metal si riconosce dalla capigliatura e dalla velocità applicata in tutti i campi. Il tastierista metal è sempre nudo perché il tastierista metal (ripetiamolo perché è poco poco egocentrico) non suona tutti i generi metal, ma quando suona non potrete dimenticarvelo. Ricordate il tastierista dei Metallica? Ricordate il tastierista dei Maiden? Ricordate il tastierista dei Pantera? I Savatage fecero prima: canto e so suonare il piano, se mi serve lo fò io.
    Destino preconizzato: o suoni nei Dream Theater o suoni nei Sonata Arctica.
    Antidoto: rubategli il balsamo.

  • IL TASTIERISTA PROGRAMMATORE: avete presente i suoni diabolici evitati dal tastierista classico? Bazzecole rispetto alle diavolerie del programmatore. Elettronica e basta. Ore e ore passate a equalizzare un suono inesistente filtrandolo e amplificandolo. Mesi e mesi a programmare arpeggiatori, anni e anni impegnati nello studio di manopole e rotelline analogiche e digitali. In genere fanno gli elettricisti. Il concetto di suonare è molto vicino al tastierista da pianobar in quanto dal vivo, basta premere un tasto e le tastiere (sì, perché sono almeno otto) fanno tutto da sole. Quel tasto però va premuto al momento giusto.
    Destino preconizzato: consulente di impianti dolby surround e home cinema, o deejay.
    Antidoto: «Scusa, mi cuoceresti un uovo, gioia?». Dopodiché: tante menate tecniche ma zero competenze pratiche.

  • IL TASTIERISTA BLUES: sdurububaaaaaaaaaaaaa sdabi sdabi dabi dabu dabu… Sgan sgan sgan sganooooooon!!! Dab dibadu da!
    Destino preconizzato: masturbazione in cantine.
    Antidoto: il vino delle cantine per chi ascolta. Il blues, come il jazz, piace solo a chi lo suona.

  • IL TASTIERISTA DECORATIVO: schifato da tutti gli altri tastieristi (persino da quelli che chiamano le tastiere pianole) il tastierista decorativo è riuscito a riciclarsi solo come accompagnatore di poeti o di attori della transavanguardia post Russia portatori sani di orchite. In pratica: un circolo di sfigati, fieri di esserlo.
    Destino preconizzato: festival di poesia di Genova.
    Antidoto: festival di poesia di Genova.

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